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subito, e morí qualche anno dopo, nelle carceri di Na-
poli. Io mi nascosi in paese. Rimasi, vestito da donna,
per sette mesi, proprio qui, nella stanza che è sopra que-
sta bottega di Antonino. Poi mi scoprirono: ma, siccome
ero cosí giovane, me la cavai con quattro anni  . Il vec-
chio brigante era contento e in pace con se stesso:
quell antico omicidio non gli pesava sulla coscienza, lo
raccontava come un azione inevitabile e naturale. Era la
guerra.
 Vede quel signore che passa ora sulla strada?  mi
diceva il barbiere, mostrandomelo attraverso la porta
aperta.  È don Pasquale, un proprietario. Suo nonno
aveva una grossa masseria, e quando vennero i briganti,
non volle dar nulla, né grano né bestie. I briganti allora
gli bruciarono la casa in campagna; e lui, peggio, si mise
con i carabinieri a far la posta. Allora i briganti lo prese-
ro, e mandarono a dire a sua moglie che, se lo rivoleva,
doveva pagare la taglia, cinquemila lire, entro due giorni.
La famiglia non voleva tirar fuori il denaro, speravano di
farlo liberare dai soldati. Il terzo giorno, arriva alla mo-
glie una busta. Dentro c era un orecchio di suo marito.
I briganti tagliavano le orecchie, il naso e la lingua dei
signori, per farsi pagare i riscatti. I soldati tagliavano la
testa ai briganti che riuscivano ad acciuffare, e le attacca-
vano su dei pali, nei paesi, perché servissero di esempio.
Cosí continuava questa guerra di distruzione. Il terreno
su questi monti d argilla, è tutto scavato di buche e di
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Carlo Levi - Cristo si è fermato a Eboli
grotte naturali. Qui si riparavano i briganti e qui, negli
alberi cavi delle foreste, nascondevano i denari delle ta-
glie e quelli rapinati nelle case dei ricchi. Quando le ban-
de furono disperse, e i briganti tutti uccisi o imprigiona-
ti, quei tesori nascosti rimasero nella terra e nei boschi.
Questo è uno dei punti dove la storia dei briganti diven-
ta leggenda, e si lega a credenze antichissime. I briganti
misero dei tesori reali dove la fantasia contadina aveva
sempre favoleggiato la loro esistenza: cosí i briganti di-
vennero tutt uno con le oscure potenze sotterranee.
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Carlo Levi - Cristo si è fermato a Eboli
Tante genti sono passate su queste terre, che qualcosa
si trova davvero, e dappertutto, scavando con l aratro.
Antichi vasi, statuette e monete escono al sole, sotto la
vanga, da qualche amica tomba. Anche don Luigino ne
possedeva, trovati in un suo campo, verso il Sauro: mo-
nete corrose, che non potei stabilire se fossero greche o
romane, e alcuni vasetti neri, non figurati, di forme ele-
gantissime. Di tesori dei briganti, ne vidi uno io stesso,
assai modesto. L aveva trovato per caso il falegname La-
sala, che me lo mostrò. Aveva messo una sera un grosso
ceppo nel focolare, e al chiarore delle fiamme s era ac-
corto di qualcosa che luccicava nel legno. Erano pochi
scudi borbonici d argento, nascosti in un buco di quel
vecchio tronco.
Ma, per i contadini, queste non sono che briciole de-
gli immensi tesori celati nelle viscere della terra. Per loro
i fianchi dei monti, il fondo delle grotte, il fitto delle fo-
reste sono pieni di oro lucente, che aspetta il fortunato
scopritore. Soltanto, la ricerca dei tesori non va senza
pericoli, perché è opera diabolica, e si toccano delle po-
tenze oscure e spaventose. È inutile frugare a caso la ter-
ra: i tesori non compaiono che a colui che deve trovarli.
E per sapere dove sono, non ci sono che le ispirazioni
dei sogni, se non si ha avuto la fortuna di essere guidati
da uno degli spiriti della terra che li custodiscono, da un
monachicchio.
Il tesoro appare in sogno, al contadino addormentato,
in tutto il suo sfolgorio. Lo si vede, una catasta d oro, e
si vede il luogo preciso, là nel bosco, vicino a quell albe-
ro d ilice con quel segno sul tronco, sotto quella gran
pietra quadrata. Non c è che andare e prenderlo. Ma bi-
sogna andare di notte: di giorno il tesoro sfumerebbe.
Bisogna andarci soli e non confidarsi con anima viva: se
sfugge una sola parola, il tesoro si perde. I pericoli sono
spaventosi, nel bosco si aggirano gli spiriti dei morti:
ben pochi animi sono cosí arditi da mettersi al cimento,
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e da portarlo, senza vacillare, a buon fine. Un contadino
di Gagliano, che abitava non lontano da casa mia, aveva
visto in sogno un tesoro. Era nella foresta di Accettura,
poco sotto Stigliano. Si fece coraggio e partí nella notte:
ma quando fu circondato dagli spiriti, nell ombra nera,
il cuore gli tremò nel petto. Vide fra gli alberi un lume
lontano: era un carbonaio, un uomo senza paura, come
tutti i carbonai, e calabrese: passava la notte nel bosco
vicino alle sue fosse da carbone. La tentazione, per il po-
vero contadino atterrito, fu troppo forte: egli non poté
fare a meno di raccontare al carbonaio il suo sogno, e di
pregarlo di assisterlo nella ricerca. Si misero dunque in-
sieme a cercare la pietra vista in sogno, il contadino un
po rinfrancato dalla compagnia, e il calabrese pieno di
coraggio, e armato della sua roncola. Trovarono la pie-
tra: tutto era esattamente come in sogno. Per fortuna
erano in due: il masso era pesantissimo, e a fatica pote-
vano smuoverlo. Quando furono riusciti ad alzarlo, ap-
parve una grossa buca nella terra: il contadino si affac-
ciò, e vide nel fondo luccicare l oro, una straordinaria
quantità di oro. Le pietruzze smosse del terreno batteva-
no cadendo sulle monete, con un suono metallico che
riempiva di delizia il suo cuore. Si trattava ora di calarsi
nella fossa profonda e di prendere il tesoro, ma qui al
contadino mancò di nuovo il coraggio, e disse al suo
compagno di scendere e di porgergli il denaro, che lui,
di sopra, avrebbe messo nel suo sacco: poi l avrebbero
spartito. Il carbonaio, che non temeva né diavoli né spi-
riti, scese nella fossa: ma ecco, tutto quel giallo lucente si
era fatto nero ed opaco, tutto l oro, d un tratto, s era
mutato in carbone.
È molto piú facile e meno delusivo che non seguendo
le indicazioni dei sogni, trovare un tesoro quando si rie-
sce a farsene insegnare il nascondiglio, e a farcisi accom-
pagnare da uno dei piccoli esseri che conoscono i segre-
ti della terra. I monachicchi sono gli spiriti dei bambini
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Carlo Levi - Cristo si è fermato a Eboli
morti senza battesimo: ce ne sono moltissimi qui, dove i
contadini tardano spesso molti anni a battezzare i propri
figli. Quando mi chiamavano a curare qualche ragazzo,
magari di dieci o dodici anni, la prima domanda della
madre era:  C è pericolo che muoia? Perché allora
chiamerò subito il prete per battezzarlo. Non s è ancora
fatto, finora: ma se dovesse morire, non sia mai  . 1 mo-
nachicchi sono esseri piccolissimi, allegri, aerei: corrono
veloci qua e là, e il loro maggior piacere è di fare ai cri-
stiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i pie-
di agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei
letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri
pieni di vino, si nascondono nelle correnti d aria e fanno
volare le carte, e cadere i panni stesi in modo che si insu-
dicino, tolgono la sedia di sotto alle donne sedute, na-
scondono gli oggetti nei luoghi piú impensati, fanno ca-
gliare il latte, dànno pizzicotti, tirano i capelli, pungono [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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