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la sua morte e che si guardasse dall insidie del nimico; e
così continovamene questo suo padre l ammoniva di co-
se divote. E venendo ella in etade d anni diciassette,
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
questo suo padre passò di questa vita in santa pace, ed
ella rimase sola nella cella del suo padre, osservando li
comandamenti e la dottrina sua; e sì buona e ubbidiente
e virtudiosa era, che l abate e tutti li monaci singular-
mente l amavano. Or avea questo monistero un paio di
buoi col carro, col quale ispesse volte l abate mandava
alcun monaco al mare, che v era presso a tre miglia, e
quivi era un ridotto d un buon uomo ch avea nome Pan-
docie, dove gli monaci potevano andare col carro quan-
do recavano le cose necessarie per lo monisterio, peroc-
chè quivi si posavano li legni e le mercatanzie che
venivano per mare. E un giorno disse l abate a frate Ma-
rino: Come non vai tu co frati ad aiutargli col carro? E
quegli umilmente disse ch era apparecchiato d andarvi
volentieri. E così cominciò frate Marino ad andare col
carro; e quando alcuna volta gli paresse tardi da tornare
al monistero, rimaneva in casa di questo Pandocie con
gli altri frati. Or avvenne che in quel tempo, per opera-
zione del nimico, che un cavaliere amava una figliuola
vergine di questo Pandocie, entrò a lei occultamente e
peccò con lei, sicchè ella rimase gravida. E avvedendosi
di questo fatto dopo alquanto tempo lo padre e la ma-
dre, incominciaronla molto a affliggerla e dimandarla di
cui era gravida; e questa, istigata dal diavolo, rispuose:
Quel monaco che ha nome frate Marino, lo quale ci è al-
bergato più notti, mi sforzò e di lui son gravida. La qual
cosa udendo lo padre e la madre, andaronsene all abate
a fare lamento di questo fatto. La qual cosa l abate non
potendo credere, considerando la santità di Marino, ri-
spuose loro ch egli volea sapere da lui in loro presenza
se questo fatto era vero. E facendosi chiamare frate Ma-
rino e domandando se era vero ch egli avesse isforzata la
figliuola di coloro; e udendo queste cose frate Martino,
pensò molto e non si scusò, ma incominciò a piangere e
disse: Padre, peccai, sono apparecchiato alla penitenzia.
Allora l abate adirato, credendo veramente che egli fos-
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Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
se in colpa, fecelo duramente battere e affliggere, e dis-
segli: In verità ti dico che più in questo monastero non
istarai. E cacciollo fuori: ed ella umilemente sostenne
ogni cosa, e non confessò mai ad altri questo fatto, ma
stavasi fuori del monistero alla porta e giacea in terra
piangendo e affliggendosi come se veramente avesse
peccato, e vivea delle limosine che ricevea alla porta. E
venendo il tempo del parto di quella misera, partorì un
figliuolo maschio; e poichè fu levato dal latte, la madre
di questa giovane lo recò a frate Marino che stava alla
porta e dissegli per grande orgoglio: Or ecco, frate Ma-
rino: notrica questo figliuolo come sai. E quella lo rice-
vette umilemente e di quella limosina che avea alla porta
lo notricava. Essendo istata alquanti anni con molta pa-
zienza e umiltade, alquanti frati del monistero, conside-
rando la sua gran pazienza e umiltade, commossi a pietà,
se n andarono all abate e dissongli: Padre, perdona og-
gimai a frate Marino e ricevilo nel monistero, chè sai che
cinque anni è stato di fuori facendo penitenzia dinanzi
alla porta e mai non si partì; onde ti preghiamo che, poi-
ch egli è tanto umiliato e conosce così bene la sua colpa,
che tu gli facci misericordia, secondochè Cristo fa e co-
manda di fare al peccatore che s umilia e conosce. E per
molti preghi appena lo poterono inducere a volerlo rice-
vere; ma pure all ultimo si lasciò vincere e fece chiamare
frate Marino e dissegli: Lo tuo padre fu un buon uomo e
misetici piccolo fanciullo, e nè egli nè altro monaco di
questo monistero fece mai fallo, come facesti tu, lo qua-
le ci hai vituperati tutti; e a prieghi di questi monaci ti
ricevo con questo tuo misero figliuolo, lo quale hai avu-
to d avolterio nel monisterio. Conosci la colpa tua e
pensati che sì grave peccato e scandolo hai fatto ch è di
bisogno che, se tu ne vuoi misericordia, facci gran peni-
tenzia; onde io ti ricevo a questo patto, e così ti coman-
do che tu spazzi lo monisterio e porti tu solo ogni im-
mondizia, cioè portila tu solo e rechi tutta l acqua che ci
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bisogna, e i calzamenti de frati forbi e ricuci quando è
di bisogno, e a questo modo tornerai a mia grazia. E la
santissima vergine compiendo tutte le predette cose, in-
fra pochi dì, come piacque a Dio, passò di questa vita.
Ed essendo annunziata la sua morte de frati all abate,
disse: Or vedete che sì gran peccato è stato quello di co-
stui che Iddio non l ha voluto ricevere a penitenzia. Tut-
tavia andate e per misericordia lo seppellite, ma non co-
gli altri frati, dilungi dal munistero. E andando li frati
per seppellirlo, volendolo prima lavare secondo l usan-
za, trovarono ch era femmina, e tutti cominciarono a
piagnere e a picchiarsi il petto per le ingiurie e afflizioni
che fatte gli aveano; e dicevano che tale conversazione e
penitenzia non fu mai trovata. E tornando l abate, disso-
no: Padre, vieni, e vedrai mirabil cosa. E non sapendo
l abate quello che era, non vi voleva andare; ma pure poi
essendogli molto detto, v andò, e scuoprendola li frati e
mostrando ch era femmina, temette molto e fu molto af-
flitto, e fece gran pianto, e percotea lo capo a terra e di-
cea: O santissima anima, io ti scongiuro e priego per lo
nostro Signore Gesù Cristo che non contenda meco nel
cospetto di Dio di ciò che ingiustamente t ho afflitta,
perciocchè ignorantemente l ho fatto. E comandò l aba-
te che quel corpo fosse lasciato quel giorno nell oratorio
per divozione della gente. E a quella iniqua giovane che
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